RIFORMISMO O POPULISMO A VIA DEI LUCANI
- Giuseppe Romiti
- 19 feb 2024
- Tempo di lettura: 8 min
Come sanno i sanlorenzini, via dei Lucani è una strada al limite del quartiere, poco frequentata da pedoni e che rappresenta un monumento alla deindustrializzazione di San Lorenzo. È in pratica abitata solo da un lato, mentre l’altro è costituito in prevalenza da aree dismesse che ospitavano piccole attività industriali, anche se alcune botteghe artigianali, insediatesi negli ultimi anni, continuano ad insistere su quella superficie.
Nell’ottobre 2018 si verifica la tragedia della morte di una adolescente, uccisa in un angolo disabitato del quartiere da alcuni migranti di origine africana, dopo essere stata attirata dall’offerta di droga e aver subito violenza, come appurato in sede giudiziale. L’episodio matura nel contesto di una movida che impazza nel centro del quartiere, con annesso spaccio di stupefacenti, e della disponibilità di aree incustodite che sono potenziale ricettacolo di degrado e marginalità. Il ministro dell’Interno populista e i fascisti di Forza Nuova provano a sfruttare l’episodio per la loro propaganda sostanzialmente razzista, spalleggiati anche da qualcuno dentro al quartiere, ma la stragrande maggioranza di San Lorenzo non si lascia coinvolgere. Chiede però alle autorità di intervenire per mettere un freno al degrado. Tante volte erano stati segnalati strani movimenti a via dei Lucani e poi da anni la movida è fuori controllo: un misto di incuria e impotenza.
Nella primavera del 2019 l’assessore della giunta Raggi Luca Montuori fa partire una procedura di riqualificazione dell’area . Promuove una Manifestazione di interesse, che consiste nella presentazione di progetti che abbiano l’approvazione di almeno il 75 per centro dei proprietari (in un contesto di proprietà frammentata e litigiosa per vicende ereditarie, ecc.). I progetti sono fortemente vincolati quanto alla destinazione d’uso, essendo richiesta che la totalità della superficie sia dedicata a “luoghi di aggregazione e di crescita sociale e culturale”. Si dice che, in caso nessun progetto raggiungesse il 75% di adesioni fra i proprietari, il Comune procederebbe ad una delibera di giunta per cambiare la destinazione d’uso e poi espropriare i terreni.
Il Comitato di quartiere è critico verso questo iter, avanzando obiezioni sia di metodo che di merito. In primo luogo, si sostiene la procedura essere farraginosa, prevedendo una serie di passaggi incerti nei tempi e nell’esito (ad esempio, l’approvazione di una Variante urbanistica al Piano Regolatore Generale). Certamente, ne deriverebbero contenziosi sia per la procedura adottata (a partire dalla dubbia legittimità del vincolo di destinazione d’uso) che per la valorizzazione degli espropri. In definitiva un intollerabile allungamento dei tempi e, quindi, il protrarsi della situazione di degrado. Secondo il Comitato, invece, un cambiamento rapido ed efficace può realizzarsi soltanto conciliando le esigenze dei proprietari con quelle del quartiere, che ha bisogno di essere ripopolato con residenti. Su questi presupposti ha organizzato riunioni con i proprietari ed incontri alla Facoltà di Architettura per la definizione di un progetto consensuale che riqualifichi l’area con edilizia residenziale, laboratori artigianali e spazi di fruizione sociale. Si arriva così al dicembre 2020, quando viene organizzato dai proprietari un incontro pubblico, alla presenza della presidente del Municipio e con l’appoggio del Comitato, per presentare un progetto che prevede interventi residenziali, un parcheggio interrato, strutture per il quartiere come un parco, una piscina e un centro polifunzionale, oltre a locali adibiti ad attività commerciali e artigianali . Il cambio di giunta a livello comunale (e la conferma di quella municipale) con le elezioni dell’ottobre 2021 sancisce poi il tramonto della prospettiva definita dall’assessore Montuori. Questa era appoggiata dall’area dei Centri sociali i quali, per motivi di tradizione storica e di vicinanza alla Città universitaria, hanno acquisito un’influenza sul dibattito pubblico del quartiere che ha eguali in quasi nessun’altra delle 155 aree urbanistiche in cui è statisticamente ripartito il territorio comunale.
I Centri sociali infatti affiggono nel quartiere manifesti che contestano il dato dello spopolamento del quartiere, argomentando San Lorenzo essere invece il quartiere più densamente popolato del Municipio II (che contiene però anche Villa Ada e Villa Borghese). Per leggere il tema della trasformazione urbanistica del quartiere, gli attivisti dei Centri sociali adoperano la chiave di lettura della gentrificazione. Parlando con loro, si ascolta l’argomentazione che, se a via dei Lucani come altrove, sono costruite case che saranno poi destinate a studenti oppure a famiglie di reddito elevato, il livello dei prezzi nel mercato immobiliare resterà alto o, peggio, si innalzerà ancora. Con tanti “studiosi” che a San Lorenzo indulgono nel dissotterrare eventi lontani nella storia, nella prospettiva improbabile che possano essere rilevanti per il presente, nessuno si è mai occupato di registrare la consistenza del fenomeno delle espulsioni per sfratto delle famiglie di estrazione popolare: quello per cui il concetto di gentrificazione è stato coniato, nei primi anni Sessanta del secolo scorso, con riferimento a Londra e poi applicato nei decenni successivi in varie realtà metropolitane, ad esempio a Brooklyn. Perché altro è il giudizio politico-morale nel caso che un proprietario (in Italia il 70% dei residenti) decida di lasciare San Lorenzo alla ricerca di un’abitazione più spaziosa e/o in un contesto più suburbano, sebbene si possa, anche in questo caso, lamentare il mutamento nella composizione sociale del quartiere. In effetti, nella rigenerazione di via dei Lucani i nuovi edifici stanno sorgendo su aree dismesse: quindi, non c’è espulsione di vecchi residenti. Allora, a giudizio degli attivisti dei Centri sociali, la questione è che il tipo di appartamenti (taglio piccolo) e i prezzi a metro quadro (anche per quelli di taglio più grande) che il mercato richiede, contribuiscono ad una gentrificazione indiretta del quartiere, nel senso che attirerebbero strati sociali a reddito elevato, con la conseguenza di un aumento del livello dei prezzi al consumo anche dei beni alimentari a San Lorenzo; innalzamento che spiazzerebbe gli attuali residenti del quartiere con minore disponibilità economica.
Cosa sappiamo però della attuale situazione demografica del quartiere? Bisognerebbe trovare il modo di replicare l’indagine sul campo che una struttura del Comune di Roma condusse a San Lorenzo nell’ormai lontano 2006. Intervistarono per via telefonica (ciò che, però, oggi sarebbe inefficace) “un campione di 500 abitanti del quartiere rappresentativo della popolazione residente (quella ufficiale e quella stimata…)” . “Il 42,4% degli intervistati a San Lorenzo abita da meno di 15 anni: di questi, la metà circa (21,8%%) che vive nel quartiere da meno di 5 anni coincide in larga parte con studenti, siano essi fuori sede … o anche romani recentemente trasferitisi a San Lorenzo …; più adulta è invece la media dei ‘nuovi residenti stabili’, di quel nutrito gruppo (20,6%) di persone che – da single o con la propria famiglia – hanno scelto San Lorenzo potendo in maggioranza sostenere costi d’acquisto per abitazioni che, tra il 1990 e i 2000, all’epoca del loro trasferimento, erano già indicativi di un quartiere particolarmente ambito; il rimanente 57,6% del campione è composto da chi abita a San Lorenzo da più di 15 anni …”. A questi vanno aggiunti gli studenti, di cui gli studiosi del Comune provarono a stimare la presenza. A partire da 101 contatti diretti, furono raccolte “indicazioni il più possibile precise: a) sul numero di studenti abitanti nel proprio palazzo; b) sul numero di appartamenti occupati interamente da studenti; c) sul numero di casi di ‘subaffitto’ che vedono coinvolti studenti universitari (residenti che abitano nel proprio appartamento affittando una o più stanze a studenti)”. In tal modo vennero rilevate “indicazioni precise su: 76 numeri civici pari al 23% del totale (i 326 numeri civici segnalati dalla puntuale indagine a vista realizzata dall’Ufficio per la Città Storica nel 2003 …); 1.931 appartamenti pari al 29,9% del totale (i 6.459 calcolati in base allo stesso lavoro dell’Ufficio della Città Storica)”. Ne risultò che, avendo calcolato in 3,8-4,0 la media degli studenti presenti negli appartamenti destinati esclusivamente alla popolazione studentesca (1.092 appartamenti, pari al 16,9% del totale), questi studenti sarebbero stati 4.132-4.289. A questi andavano aggiunti i 350 ospitati nella Casa dello studente in via de Lollis, mentre i subaffittuari erano stimati in 161-323, per un totale complessivo di 4.294-4.611 studenti nel quartiere. Gli studenti vanno ad aggiungersi ad una popolazione effettiva (sottratti quelli stimati essere residenti, solo virtualmente, in appartamenti tenuti in locazione) allora di 9.933 abitanti. Mentre dati più recenti (2022) di fonte comunale indicano una popolazione di San Lorenzo di 8.801 abitanti .
Qual è la dinamica demografica della metropoli romana dentro cui si situano i processi in atto nel quartiere? Possiamo rifarci alle analisi condotte da Massimiliano Crisci, ricercatore del Cnr, che nota come il fenomeno principale, a partire dai primi anni settanta, sia stato lo spostamento dei residenti romani verso le fasce periferiche e verso l’hinterland. Allora, una pluralità di dinamiche, che vanno dalla saturazione del centro cittadino alla speculazione immobiliare, si sono tradotte in diffusione urbana (sprawl). Ne è conseguito lo spopolamento, oltre che dei rioni del Centro storico, anche di quei quartieri che fanno parte della cosiddetta città compatta, dentro cui si situa San Lorenzo. Dati alla mano, sono protagonisti di tale di tale dinamica “soprattutto i giovani adulti, gli immigrati e le famiglie di nuova formazione con bambini in tenera età, spesso in difficoltà nel trovare una sistemazione abitativa a costi accessibili” . In studi successivi Crisci rettifica questa tendenza, a seguito della crisi economica del 2008, che ha provocato una forte diminuzione dei valori del mercato immobiliare. Si è perciò determinato un rallentamento dello sprawl, che apre allo stesso tempo la possibilità di un’inversione di tendenza con potenziali nuovi processi di “densificazione abitativa” e di “ringiovanimento della città compatta”, i quali interessano di nuovo giovani single e coppie con figli minori di tre anni .
Si registra allora una convergenza tra tendenze demografiche a livello metropolitano e le esigenze che le forze civiche individuavano per San Lorenzo, sulla cui base criticavano il progetto dell’Assessore Montuori anche nel merito. Il CdQ appoggiava il progetto dei proprietari a via dei Lucani perché questo riguardava il ritorno delle famiglie, il quale rappresenterebbe – come scritto in un documento parzialmente ripreso dalla stampa – “l’immissione di nuove energie che, per il solo fatto di abitarvi [in una zona eccentrica del quartiere e poco frequentata come via dei Lucani], contribuiscono al controllo del territorio e, avendovi progetti di vita, si impegnano nella sua cura”. Inoltre – prosegue il documento – “il ripopolamento del quartiere sarebbe certamente di stimolo per la domanda interna, favorendo una rivitalizzazione dell’artigianato e del commercio di qualità”. Quindi rientra tra i possibili rimedi alla crisi demografica, per cui le scuole di San Lorenzo faticano a mantenere le poche sezioni che ancora ospitano. Ad uno sguardo impressionistico, chi vive nel quartiere rileva come nuove famiglie arrivino a San Lorenzo. Bisognerebbe raccogliere risorse per commissionare al Cnr un’indagine finalizzata a capire chi sono questi nuovi arrivati, in termini di età e professione. Contemplando l’ipotesi che, mantenendosi i prezzi delle case relativamente più alti, data la pressione degli studenti sulla domanda, San Lorenzo si trova probabilmente difronte al dilemma: gentrificazione o continuazione del declino.
Il che rimanda alla questione operativamente cruciale: cosa succede a via dei Lucani? I costruttori stanno utilizzando la licenza di costruire che è data loro dal Piano Regolatore Generale, ma non si conosce un piano complessivo, atteso che il progetto presentato ormai più di tre anni fa non costituirebbe più un riferimento. Ce n’è uno nuovo? Dove si trova? È possibile per il quartiere conoscerlo? Dovrebbe essere previsto il parco. E poi? Se lo spazio fosse limitato e all’opinione pubblica del quartiere fosse data la possibilità di esprimere un parere che le istituzioni dovrebbero poi far valere nel confronto con i proprietari, cosa sceglierebbe? Un progetto imprenditoriale accattivante ma farraginoso come la costruzione di una piscina, oppure degli spazi per il rilancio dell’artigianato, non solo di quello artistico, ma anche di quello produttivo come ad esempio la falegnameria, in modo da riequilibrare l’economia del quartiere sbilanciata negli ultimi decenni verso i servizi di entertainment, offrire opportunità di apprendistato/lavoro ai giovani di San Lorenzo, in definitiva lavorare in prospettiva perché il quartiere torni vivo non solo di sera, ma anche di giorno?
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